5 Giugno 2023

ACMILANINSIDE

DENTRO AL MONDO ROSSONERO

Fonte: acmilan.com

Fonte: acmilan.com

Pato racconta sé stesso e la sua carriera, fra luci ed ombre

In una lettera scritta da lui stesso, l’ex attaccante del Milan Alexandre Pato ha voluto ripercorrere le fasi più importanti della sua carriera da calciatore, ricordando diversi momenti, dai più bui ai migliori, compresi quelli con la maglia rossonera.

Dagli inizi ad oggi

“So cosa state pensando. L’ho sentito dire per 10 anni. “Cosa è successo a Pato?” “Perché Pato non ha vinto il Pallone d’Oro?” “Perché Pato era sempre infortunato?” Mah. Avrei dovuto rispondere a queste domande tempo fa. C’erano tantissime voci, specialmente a Milano. Facevo troppo festa. Non avevo voglia. Vivevo nel mondo delle favole. Quando volevo parlare mi veniva detto di “pensare al calcio”. Ero troppo giovane per controbattere. Davvero, ero solo un bambino. Quindi credo sia arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza. Ora ho 32 anni. Sono felice e in forma. Non provo risentimento nei confronti di niente e di nessuno. Se volete credere alle voci, non sono qui per farvi cambiare idea. Ma se volete sapere cosa è successo davvero allora state a sentire”. 

Il tumore al braccio e un generoso medico

“La prima cosa che dovete capire è che ho lasciato casa molto presto. Forse troppo presto. Quando hai 11 anni non sei pronto per il mondo. Parti per inseguire questo sogno ma sei solo e perdersi lungo la strada è davvero facile. Dio mi ha dato un dono, questo è chiaro. Fino ai 10 anni non avevo nemmeno mai giocato in un campo regolamentare, perché il calcio a 5 era più divertente. Avevo ancora una borsa di studio per una scuola privata. Un giorno giocai in questo torneo scolastico e uno scout dell’Internacional chiese a mio padre: “Signore ha mai pensato di far provare il calcio a 11 a suo figlio?”. Poi mi ruppi il braccio e mi ingessarono in fretta. Il dottore mi fece una radiografia e trovò un grande tumore. Disse: “Deve essere operato subito o lo dovremo amputare”. Rimasi scioccato. Ero a 24 ore dal perdere il mio braccio sinistro. Ma pensate che i miei genitori potessero permettersi l’operazione? Pfffffffft. Mio padre si arrangiò di nuovo. Di solito filmava le mie partite. Quindi portò le cassette in ospedale, pregò, andò nell’ufficio del medico e mise alcuni filmati sgranati in cui c’era questo ragazzo sorridente che correva per un campo di calcio a 5. Disse: “Dottore questo è mio figlio. Non so come pagare per questo, ma non voglio vederlo smettere di giocare”. Dopo non so cosa sia successo. Forse il dottore pensò che ero bravo. Forse ascoltò la voce di Dio. “Non ti preoccupare, tuo figlio lo opererò gratis””. 

L’approdo al Milan e il primo incontro con gli idoli

“Sarei potuto andare al Barcellona, all’Ajax, al Real Madrid. Perché il Milan? Beh, lasciate che vi faccia una domanda. Avete mai giocato con quel Milan alla PlayStation? Erano incredibili!!! Kaká, Seedorf, Pirlo, Maldini, Nesta, Gattuso, Shevchenko… Sheva era inarrestabile! Il Fenomeno, il VERO Ronaldo. Avrei potuto giocare con lui. Che formazione. Avevano appena vinto la Champions League. Il Milan in quei tempi era la squadra. Pensavo, Quando è il prossimo volo? Ancelotti dopo le visite mi portò nella sala da pranzo. “Questo è Pato, il nostro nuovo attaccante”. Si alzarono tutti in piedi per stringermi la mano. Uno ad uno. Ronaldo, Kakà, Seedorf. WOW. Quello fu il mio primo giorno al Milan. Il videogioco era diventato realtà”. 

Il rapporto con Silvio Berlusconi

“Chiaramente sapevamo tutti chi era il proprietario del club. Un giorno mi chiama Silvio Berlusconi. Era un grande Presidente, raccontava sempre barzellette. Io uscivo con sua figlia Barbara. Io dribblavo tanto sulla fascia, oplààààà, superavo chiunque. Silvio mi disse: “Perché dribbli verso l’esterno?” Voleva che giocassi più al centro. Presto Carlo e Leonardo iniziarono a dirmi lo stesso. È così che ho segnato quel gol al Camp Nou. Ero al centro, ho visto uno spazio e l’ho attaccato di corsa. Quando Valdés è uscito pensai, Ca***, che faccio? Dribbling? Pallonetto? Ho provato a calciare alla sua sinistra, ma la palla gli è finita tra le gambe. Wow. La fortuna è cieca”.

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